Comunicazioni agite

Fertility Day: un’opportunità da non sottovalutare

In merito al “dibattito” che si è avviato sui social circa i primi slogan relativi al Fertility day indetto dal Ministero della Salute il prossimo 22 Settembre, riteniamo che, al di là delle legittime opinioni di ciascuno, si è forse caduti nell’equivoco di pensare che si voglia sfruttare in modo un po’ obliquo tale giornata come un inno alla natalità e alla vita tout court. Se fosse questo lo spirito dell’iniziativa, neppure noi saremmo d’accordo. Ma riteniamo che le cose non stiano così. Il Fertility day è stato pensato come un evento per richiamare l’interesse dell’opinione pubblica sulla necessità di dedicare attenzione alla conservazione del patrimonio riproduttivo, specie in un Paese afflitto da tempo dal fenomeno della denatalità (488.000 nati nel 2015, il numero più basso dall’Unità d’Italia) e con il più basso tasso di incremento della popolazione (- 5.4 per mille).
Sebbene la percentuale di coppie infertili o subfertili abbia subito nell’ultimo ventennio un aumento che, in realtà, è più relativo che assoluto, considerando che, a differenza di un tempo, tali coppie giungono all’attenzione dello specialista, tuttavia non si può negare che fattori prima sconosciuti o assenti hanno condizionato e stanno condizionando il nostro patrimonio riproduttivo. Fattori materni e anche paterni spesso legati all’età ma non solo hanno assunto una rilevanza prima sconosciuta o sottovalutata. Tutti sanno che oggi l’età materna alla prima gravidanza è decisamente salita per ragioni soprattutto di carattere sociale ed economico che nessuno vuole sottovalutare o, peggio ancora, sottacere ma questo è sicuramente un elemento fondamentale di cui tener conto. La fecondità nella specie umana è massima tra i 20 ed i 30 anni; a 35 anni è la metà, a 38 anni è un quarto ed a 40 anni un decimo di quella di una donna di 30 anni. Il patrimonio ovocitario che una femmina riceve al momento della nascita va incontro ad un progressivo depauperamento per cui ad es. a 37 anni sono presenti ancora 25.000 ovociti rispetto al patrimonio iniziale di oltre un milione. Non solo, ma circa 7 anni prima di entrare in menopausa gli ovociti presenti, nella maggior parte dei casi, non sono più in grado di generare una gravidanza. Ne consegue che se una donna è destinata ad una menopausa precoce, cioè prima dei 45 anni, sarà già sterile a 37/38 e subfertile a 32/33. Ma anche l’età paterna gioca un ruolo non così secondario come si pensava fino a poco tempo fa: essa manifesta più tardivamente i suoi effetti negativi, ma già dopo i 35 anni il numero di mesi necessari in media a concepire, pur con una partner di giovane età, è doppio rispetto a quello di un uomo di 25 anni e dopo i 50 si osserva un aumento degli esiti negativi della gravidanza. Dunque l’età resta il fattore principale su cui richiamare l’attenzione delle giovani coppie. Ma anche altri fattori svolgono ruoli di tutto rilievo: errate abitudini alimentari e variazioni del peso corporeo, condizioni morbose extragenitali ma soprattutto malattie a trasmissione sessuale (MTS) e ambiente e stili di vita. Ecco perché l’opera paziente e non semplice di informazione e sensibilizzazione va rivolta innanzitutto ai giovani cui bisogna spiegare che il loro patrimonio riproduttivo non è infinito e non è invulnerabile, non è rigenerabile e può soltanto ridursi a seguito dell’età ma, per quanto li riguarda, anche a causa di fattori (MTS, stili di vita, abitudini voluttuarie, ecc.) che possono essere evitati o contenuti.

Da qui parte il Progetto AGITE con l’intento di utilizzare al meglio la presenza dei ginecologi che operano sul Territorio (rete consultoriale e, soprattutto, centri giovani) al fine di veicolare questi messaggi a quella parte dell’utenza (la più giovane) che in genere non ha punti di riferimento scientifici validi e affidabili.

In conclusione, è opportuno ribadire però un concetto che riteniamo basilare soprattutto sotto il profilo dell’etica professionale. Sono dell’opinione che ogni vita vada accolta e valorizzata non soltanto al momento della nascita ma anche e soprattutto dopo così come resto convinto che ogni figlio debba nascere desiderato. Il nostro compito di Ginecologi e di medici non è quello di trasformarci in talebani della vita o fanatici della demografia. Le scelte e le convinzioni individuali e delle coppie che si rivolgono a noi vanno semplicemente rispettate ma è nostro dovere, questo sì, ricordare che quel potere quasi misterioso che l’essere umano ha di poter “dare” la vita, come tutto ciò che ci è donato dev’essere attentamente custodito e amministrato perché, anche se l’evoluzione umana ha compiuto tanti grandi passi, le leggi della biologia non sono cambiate e sono lì a ricordarci che siamo noi gli artefici del nostro destino, anche di quello riproduttivo.

Sandro M. VIGLINO - Presidente A.GI.TE. (Associazione Ginecologi Territoriali)


Pubblicato il Agosto 31, 2016