Comunicazioni agite

Pillole in fascia C

Con la formula neutra e burocratica di “riclassificazione anticoncezionali” si è comunicato alle farmacie che alcuni contraccettivi ormonali orali collocati da anni in fascia A (e quindi a totale carico del SSN) sono stati trasferiti in fascia C e quindi a carico della paziente.

Peraltro tale comunicazione è giunta proprio nella Giornata della Contraccezione, quasi a far da contrappasso con il messaggio contenuto nella celebrazione di quella Giornata. In effetti la deliberazione è apparsa in Gazzetta Ufficiale già a luglio ma è passata totalmente inosservata. Si tratta di un gruppo di “pillole” in commercio da molti anni (ma non per questo superate o più a rischio di altre formulazioni più recenti), di basso prezzo (dai 3 ai 5 euro) ma ancora assunte da una fascia non piccolissima di donne, soprattutto giovani, che trovavano nella gratuità del farmaco un incentivo ulteriore ad avvicinarsi ad una scelta contraccettiva. Non si tratta di moltitudini di donne e non si tratta di una quota di mercato così impegnativa da mettere in ginocchio il SSN. Ma proprio per questo ci chiediamo quale “filosofia”, quale disegno sottenda ad una decisione che ha come unico risultato quello di impedire a giovani donne in condizioni economiche precarie di proseguire il loro percorso contraccettivo. L’ Associazione che rappresento è stata ed è tra le organizzazioni che si sono distinte nel sostegno della volontà del Ministero della Salute nel richiamare l’attenzione dei giovani e delle giovani coppie alla conservazione del proprio patrimonio riproduttivo culminato simbolicamente nel Fertility Day, difendendo questa scelta dalle strumentalizzazioni e dai travisamenti che ne sono stati fatti. Ma con la stessa determinazione denunciamo questa decisione di “riclassificazione” degli anticoncezionali perché allo stesso modo debbono essere tutelate coloro che, per vari motivi, decidono di pianificare la propria vita riproduttiva, affidandosi alla contraccezione per evitare gravidanze indesiderate (e quindi magari aborti volontari) in attesa di momenti più favorevoli. La cultura della prevenzione dell’interruzione volontaria di gravidanza passa anche attraverso questi strumenti che devono continuare ad essere garantiti, specie a chi ha minori possibilità economiche. Ci auguriamo pertanto che ci sia un ravvedimento in merito a questa irragionevole decisione e si possa tornare (limitatamente al gruppo di prodotti in questione) al regime della gratuità.

Sandro M. VIGLINO
Presidente A.GI.TE (Associazione Ginecologi Territoriali)


Pubblicato il Ottobre 30, 2016