Dottor Genoma

Prima era la prevenzione, quando si capì che, dove possibile, funzionava meglio della cura.
Rispetto ad essa, le donne son risultate più fortunate degli uomini, non essendoci ancora per essi qualcosa di analogo a pap-test e mammografia, se solo si pensa a tutti i dubbi che lascia il PSA, unica indagine anti-cancro al maschile e nemmeno esaustiva.
Poi, sull’onda della diagnostica prenatale, ancor lungi da risolvere tutti gli enigmi, è giunta la moda dei tests genetici in oncologia che per la loro probabilità lasciano in un grande dilemma: più tranquilli o più preoccupati?
Ecco perché era saggio il consiglio di limitarli ai casi di familiarità, anche in considerazione del discreto costo.Nel frattempo proprio la necessità di fare economia ha portato in alcune realtà a rivedere le politiche di screening, come è successo per il cancro mammario in Svizzera, mentre per altre patologie l’introduzione di nuove tecniche più dispendiose, vedi l’HPV-TEST, va sicuramente in controtendenza.
Ma per ridurre ancor di più la spesa assistenziale si è invocato un diffuso rispetto dei sani stili di vita, in modo che il singolo badi maggiormente a conservare il proprio stato di salute piuttosto che la collettività debba in caso contrario sprecare soldi per aiutarlo, quando possibile, a riacquistarlo.
Un parziale contrordine è poi venuto da uno studio della John Hopkins University secondo cui la responsabilità di sette tumori su dieci è da imputarsi alla sfortuna. Una mutazione occasionale e purtroppo il gioco è fatto! In questi casi ereditarietà e abitudini personali conterebbero un bel niente.
Malgrado ciò poco dopo l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) ha deciso di determinare il profilo genetico di tutti i suoi pazienti. Per incrementare le possibilità di diagnosi precoce ma anche per effettuare trattamenti più efficaci, personalizzati sulla sensibilità individuale, soprattutto per le nuove terapie molecolari.
Fortunatamente all’interessato viene chiesto un opportuno consenso, in modo tale che chi non vuol conoscere quale sia il rischio nel corso della sua esistenza (o quello cui possono andare incontro i familiari con ugual genoma, se consigliati a provvedere analogamente) può liberamente rifiutare tale ricerca.
Quest’ultima opzione mi pare irrinunciabile e più aderente al mio modo di pensare, giusto quanto ho già detto (vedi Predizione o destino? del 20 novembre 2014), e cioè che anche per la salute, come in tanti altri aspetti della vita, sia meglio affidarsi al caso.


Pubblicato il Luglio 12, 2022