Ginecologi televisivi

Da tempo le fictions televisive hanno preso gusto ad offrirci storie di ambiente sanitario, che presto sono entrate in concorrenza con il dominante genere poliziesco riscuotendo un buon successo, un po’ per la novità in sé e molto di più per un certo fascino della professione, oltre che di alcuni importanti protagonisti.  E’ il caso di ER(in italiano Medici in prima linea), con tutto il variopinto repertorio delle urgenze, Dr House – Medical Division, basato su investigazioni mediche organizzate a mo’ di giallo, Grey’s Anatomy, un insieme di storie personali raccolte in un titolo che fa il verso ad un famoso testo di medicina, per finire con il recente italiano “Doc – Nelle tue mani”, che, a partire da un vicenda vera, ha ricostruito fatti e misfatti di un immaginario ospedale d’eccellenza.

Se la memoria non mi inganna, come potrebbe essere a causa dell’età, relativamente ai luoghi, sinora mi era mai capitato di vedere soltanto locations ospedaliere e mai qualcosa che ruotasse attorno ad un consultorio familiare. Il fatto che invece fosse presente nell’ultimo sceneggiato “Mina Settembre” ha sollecitato la mia curiosità di scoprire come tale realtà veniva rappresentata, tanto da convincermi a guardarne tutte le puntate, e ciò a differenza dei serials già citati, da me sistematicamente snobbati, perché richiamavano situazioni cliniche e beghe professionali in cui un po’ tutti siamo stati più o meno coinvolti nella nostra vita lavorativa e quindi preferivo dimenticare piuttosto che ricordare.

A dire il vero l’attesa è andata piuttosto delusa, per tutta una serie di motivi che qui vado ad elencare. Ambientato a Napoli, i fatti si svolgono prevalentemente nei Quartieri Spagnoli, zona popolare del centro storico abbastanza degradata. Né fa eccezione la sede del servizio, posto in un palazzo piuttosto sgarrupato, ad un piano alto e senza ascensore, per questo abbastanza simile a tante strutture reali che tutti ben conosciamo. Il ruolo degli operatori non è ben definito: l’interprete principale è un’assistente sociale, ex psicologa (figura professionale che nel racconto manca), una specie di attivissima factotum che va ben oltre i compiti di istituto, mettendosi e trovandosi in situazioni di grave pericolo per la stessa vita. Accanto a lei un’ostetrica, che ricorda un po’ le vecchie mammane, senza dubbio dotata di umanità, ma dalla personalità non ben delineata.

Ultimo ma non ultimo, anche per gli immancabili risvolti sentimentali, il ginecologo. Dico subito che così come l’hanno proposto non mi è proprio piaciuto. Figlio di quella comunità, lo vediamo poco impiegato nel proprio lavoro, quanto piuttosto a dare una mano nei problemi del sociale, rischiando e andando contro le regole, com’è abitudine della sua fiamma. L’unico riferimento specialistico è, allorché gli viene richiesta la pillola del giorno dopo, la consueta ramanzina a non usarla sempre, bensì di passare ad una contraccezione regolare. Indirizzata alla minore che poi, proprio per ringraziamento, lo accusa di aver abusato di lei, sollevando contro di lui le ire delle madri del luogo e a seguire il pesante disprezzo di tutto il quartiere. All’accusa infamante egli reagisce non lottando per dimostrare la propria innocenza ma preferendo abbandonare il misero pubblico per il rutilante privato che lo alletta. Soprattutto per questo dimostra di non avere quella passione e quel coraggio indispensabili, a mio parere, per poter svolgere a testa alta un lavoro molto impegnativo e poco gratificante complicato da mille difficoltà.

Qui mi fermo, ma è probabile che ne torneremo a parlare se, come pare, ci sarà un seguito, in verità non molto frequente in Italia, ma già annunciato per Doc, a differenza di quanto avviene per i serials “made in USA”.


Pubblicato il Febbraio 16, 2021