Giusto o sbagliato?

Era il mitico ’69 (millenovecentosessantanove). Ultima classe di liceo. Ora di religione, relegata per motivi organizzativi alla sesta ora del martedì. Con l’insegnante, un sacerdote abbastanza giovane, data la stanchezza generale si parlava più che altro di problemi pratici, come le implicazioni della fede nel quotidiano. Un giorno il discorso, non ricordo come, finì su chi salvare in certe situazioni tra madre o figlio. Le ragazze parteggiavano per la madre, i ragazzi per il figlio, onde concedergli una possibilità di vita contro chi di solito in buona parte l’aveva già vissuta.

Le cronache locali hanno riportato di recente un evento doloroso, la diagnosi di un cancro mammario all’inizio di una gravidanza e la madre che ha scelto, contrariamente alle linee guida e al giusto consiglio dei sanitari, di non abortire e di portare avanti la gestazione fino al parto per poi curarsi successivamente. Ora la bimba è nata e sta bene. Ma è un successo per la medicina?

Sappiamo tutti gli effetti deleteri degli ormoni gravidici sulla progressione tumorale che sconsigliano una lunga attesa per il trattamento. Proprio un mese prima sulle stesse pagine fu data notizia di un caso analogo. Quella volta però era un intero quartiere che piangeva la morte della donna che aveva preso la stessa decisione per poi soccombere purtroppo.

La medicina, dobbiamo ammetterlo, malgrado i tanti progressi non ha ancora un potere taumaturgico. Una certa enfasi che troppo volte traspare, ma solo per pubblicizzare attività individuali, mi ha dato sempre parecchio fastidio. Se guardiamo la realtà spesso nella professione un medico si trova dinanzi all’angoscioso dilemma: quando non è tecnicamente possibile salvare entrambi, chi privilegiare, la madre o il figlio?
La domanda cui forse non sarà mai data una risposta è sempre la stessa: come distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato?

7 Settembre 2023


Pubblicato il Settembre 8, 2023