Non è una cosa seria

Vorrei ritornare a parlare di ECM (educazione continua in medicina). L’ho già fatto (A mare questa ecm, GynecoAogoi, 9/2004 e Una dannata confusione, sito Agite.eu, 18/12/2014).
Ma mi pare interessante riprendere il discorso per quel che è accaduto con la pandemia e il seguito, ancora non estinto, del post-pandemia. “Ci mancava il Covid!”. Una frase che abbiamo sentito ripetuta più volte, e per i problemi più diversi, a partire dalla grande crisi del SSN (sistema sanitario nazionale) – come se non lo sapessimo della disastrosa situazione in cui annaspava da tempo! – è stata usata anche in riferimento all’aggiornamento obbligatorio.

Con il Covid, com’è arcinoto, tutte le attività “in presenza” vennero di necessità sospese e, per permettere l’adempimento degli obblighi formativi di medici e infermieri, si trovò la soluzione nel consentire di ottenere i crediti previsti attraverso la “formazione a distanza” (FAD), che aveva avuto un immediato e diffuso utilizzo nel mondo della scuola. Ovviamente diverso l’approccio e l’obiettivo, ma il principio restava lo stesso, fondato sulle moderne risorse legate ad internet.

Fin qui nulla da eccepire. Anzi, un grazie a chi ha pensato alla possibilità di un’alternativa a convegni e congressi, talvolta noiosi, talaltra costosi, spesso inutili. Una passerella dell’ignoranza più che della cultura, come li avevo definiti a suo tempo, con seri dubbi – a mio modestissimo parere – sulla vera efficacia educativa. In tal modo si evitavano anche lunghi spostamenti, spese per vitto e alloggio e altre seccature. Tutto bene allora? Non direi, se si considera un corollario di annessi e connessi abbastanza sconfortante.

C’è stata innanzitutto una straripante fioritura di providers (provider è un brutto termine inglese che sta ad indicare genericamente un “fornitore di servizi”), che propongono corsi di qualsiasi tipo, non sempre di grande spessore e utilità, e, quel che più è grave, fin troppo di frequente a pagamento. Si è materializzato così un nuovo mercato, con possibilità di fare buoni affari, tanto siamo subissati giornalmente dalla pubblicità ossessiva attraverso le email, ancor più martellante all’avvicinarsi delle scadenze.

Cosa sono queste scadenze? Come si sa il target annuo da raggiungere è di cinquanta punti, però con la possibilità di recuperare all’interno di un triennio. Ecco allora che dai tempi della pandemia verso la fine dell’anno solare arrivano messaggi minatori sul darsi da fare per recuperare quel che non si è fatto sotto la spada non di Damocle ma di sanzioni in ambito lavorativo, soprattutto per quel che riguarda la copertura assicurativa. Non sei aggiornato? E allora non paghiamo! Cosa su cui ci sarebbe molto da dire, perché si giudica solo il punteggio senza considerare la specificità e la qualità dell’appreso.

Fortunatamente sia la Federazione degli Ordini sia “mamma” AOGOI hanno messo a disposizione in rete una serie di corsi FAD, che però è andata scemando di numero, sino ai due o tre nuovi attualmente disponibili. Paura di essere accusati di concorrenza sleale da chi li fa a pagamento o anche da chi ha poi ripreso ad organizzarli in presenza? Non so quanto seguito ora abbiano, sebbene le società scientifiche si elogino ad ogni conclusione. Sarà l’età, ma ho perso il gusto di frequentarli. Mi diletto con i FAD, che però non sono sempre all’altezza delle mie aspettative.
Concludo perciò che, nella nostra povera Italia, anche l’ECM non è una cosa seria.

20 dicembre 2023


Pubblicato il Dicembre 20, 2023