Tra medicina e sentimenti

Eccomi tornato! Dopo l’ennesima pausa, questa volta non dipesa dalla mia volontà.
E per ricominciare vorrei riallacciarmi a quanto già pubblicato, più di un anno fa, riguardo le fictions di ambiente sanitario (Ginecologi televisivi, 16 febbraio 2021) in cui avevo presagito che la serie di grande successo “Doc, nelle tue mani” avrebbe avuto un seguito che puntualmente è arrivato.
Per chi non l’avesse mai vista, ricordo velocemente che la prima stagione, traendo ispirazione da una storia vera, era incentrata sulle conseguenze di un immotivato e inqualificabile atto violento nei confronti di un medico sul posto di lavoro. Ne era seguito un lento recupero, a causa di una perdita parziale della memoria, reso ancor più arduo dai rapporti non proprio idilliaci tra colleghi, a conferma di una sanità tutt’altro che sana.
Spregevoli vigliaccate che, chi più chi meno, tutti abbiamo vissuto, alcuni purtroppo sulla propria pelle, e che non vengono spazzate via nemmeno dalla tragica pandemia che ci ha travolto. E’ quello che viene raccontato negli episodi della nuova stagione, intelligentemente dedicati ai problemi legati al Covid. Che non cancellano i colpi bassi, le furberie e gli intrighi di un ambiente, quello ospedaliero, in cui si dovrebbe pensare a ben altro.
Non mancano, anche nelle nuove puntate, gli affari di cuore. Il giudizio in merito, si sa, è controverso: secondo alcuni migliorerebbero i risultati, secondo altri invece sarebbero controproducenti. Essi sono ancora più espliciti in un’altra fiction, trasmessa quasi in contemporanea, “Lea, un nuovo giorno”, che si snoda attraverso le disavventure esistenziali e sentimentali di un’infermiera, insieme all’ex marito e alla sua nuova compagna, entrambi medici.
A far da collante in entrambe le fictions casi clinici non semplici, risultato di patologie piuttosto infrequenti, meglio rappresentati e illustrati in Doc, che vengono per lo più risolti con un po’ di quell’indispensabile intuito, come sempre accade nella fantasia narrativa, che oltre a non far mai male dovrebbe soprattutto far riflettere su quanto sia complicato esercitare la Medicina, quella buona con la M maiuscola.

Importante è comunque l’appropriatezza diagnostica.
Che almeno una volta in Doc però manca. Di fronte all’ipotesi di un’infezione a trasmissione sessuale la dottoressa ordina “esame colturale per Neisseria, Treponema e Clamidia”. Niente di più sbagliato, perché oggi per la Neisseria come per la Clamidia il test di riferimento è quello basato sull’amplificazione degli acidi nucleici (NAAT) mentre per il Treponema è sufficiente la ricerca degli anticorpi.
Un brutto scivolone per gli autori, purtroppo!


Pubblicato il Aprile 14, 2022